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Petrucci

Petrucci aspetta i gentleman

luigi ceccon/ Lascia un commento/ 1277/ 0

La pima giornata del campionato di serie A è quasi andata in archivio, con la sola partita tra Pistoia e Capo d’Orlando ancora da giocare. I primi responsi premiano le più forti dello scorso anno con la sfida tra Avellino e Reggio che forse non toglie il dubbio su chi starà davanti, ma che premia la Scandone che è sembrata più pronta con preparazione e amalgama di squadra.

Venezia è uscita rinforzata dal mercato estivo e contro Varese ha sfoderato una incredibile prova dall’arco, prima di scendere nella media a un più “modesto” 53% contro il 9,5% degli avversari. Mattatori della serata il veterano Johnson (che Caja avrebbe voluto ancora con la maglia di Varese) e Orelik, autore di una prova di grande intensità. Il crollo di Varese è arrivato a metà del secondo quarto, quando coach Caja ha esaurito la rotazione del suo quintetto e ha misurato un forte calo di intensità difensiva e di neuroni in attacco. Dall’altra parte Venezia ha fatto quello che le viene meglio: il tiro dall’arco, che in Italia va tanto di moda e spesso paga (in Europa, quella che conta, no, ma perché sforzarsi a vuoto?) e in questo caso ha pagato. Assolutamente da rivedere le fasi finali del terzo quarto: pareva di stare su Scherzi a Parte.

Milano demolisce Cremona perdendo il solo primo quarto (di quattro punti). Pianigiani parla di prestazione matura e di una fase del campionato in cui bisogna creare gioco ed amalgama per continuare nel percorso di crescita. La sensazione è che al netto degli infortuni, la squadra abbia bisogno di tempo per trovare le giuste spaziature e gerarchie. Cremona che invece pare destinata alla seconda parte della classifica ha bisogno di altre avversarie per poter far punti.

Bologna torna in Serie A, fa il sold-out di abbonamenti e scopre che a differenza della A2, non chiudere una partita nella massima serie può essere un peccato mortale, in particolar modo se di fronte si ha una squadra come Trento, geneticamente incapace di darsi per vinta, men che meno tra le mura amiche. Così la fine del terzo periodo e l’intero ultimo quarto diventano una vera e propria agonia per i giocatori in maglia Virtus, incapaci di fermare recupero e poi sorpasso di Sutton e soci. Una lezione per Ramagli che ora deve anche recuperare Stefano Gentile, infortunatosi in riscaldamento.

Brescia strappa a Pesaro due punti che, a stagione appena iniziata, non possono dirsi pesantissimi ma che avrebbero fatto davvero comodo a Leika e soci per partire al meglio in questo campionato. La vittoria è stata in bilico fino a un minuto dalla fine quando una palla contesa, contestata dai padroni di casa, ha girato l’inerzia della partita verso Brescia che, in ogni caso, con Moore, Landry e Sacchetti è apparsa più reattiva di Pesaro.

L’equilibrio tra Sassari e Cantù dura fino a metà gara, poi i padroni di casa premono sull’acceleratore e se ne vanno via, con Polonara, Jones e Stipcevic più precisi degli avversari. Cantù è un cantiere, si sa. Ha molto da lavorare sul campo con Bolshakov che ha preso in mano le redini tecniche della squadra, e al contempo deve risolvere molti problemi in società, con una gestione che ai più sembra casereccia e non padronale, una dirigenza azzerata più volte e troppe voci non controllate che riguardano azienda e lato tecnico.

Torino vince a Brindisi una partita dove ha sempre visto gli avversari inseguire e con 47 tiri da due tentati. Banchi sta ancora amalgamando un gruppo che in estate, colpo dopo colpo, ha rivelato le ambizioni di vertice della proprietà. Il lavoro da fare è tanto, ma il potenziale è altissimo. Dell’Agnello, lasciata Caserta, ricomincia da Brindisi, con i fantasmi di un’altra stagione tormentata e la salvezza tranquilla come obiettivo. La squadra è sembrata timida nella prima parte di gioco e più volitiva nella seconda. Gioventù? Emozione? Stanchezza? Il campo dirà.

In settimana si attendono le prime proposte di Boscia Tanjevic per risollevare il basket italiano. Curioso che Petrucci dopo l’ennesimo fallimento azzurro e al secondo mandato consecutivo come presidente della Federazione abbia prima ammesso l’esistenza di un problema e poi abbia pensato a procurarsi un parafulmine su cui scaricare anni di incompetenza propria (per ammissione) e altrui (per deduzione). Tanjevic è arrivato dopo l’uscita di scena di Messina e la nomina di Sacchetti, che ha già detto che intende ascoltare il coach montenegrino, ma che si sente libero di fare come crede. Entrambi i coach hanno il difficile compito di rifondare una nazionale che non ha vinto niente negli ultimi 13 anni e che ha fallito a ripetizione il traguardo (minimo) delle qualificazioni olimpiche. Una nazionale che al momento non ha presente e che deve sperare nella crescita delle nazionali giovanili, vero fiore all’occhiello del movimento. E qui probabilmente sta il compito di Tanjevic: fare in modo che gli under 19 arrivati secondi agli ultimi mondiali al Cairo non si perdano tra i campionati minori o vengano dimenticati in fondo a qualche panchina. Con la consapevolezza che non si possono sanare anni di scelte sbagliate e di non scelte in 6 mesi e che se si vuole un parere poi bisogna anche ascoltarlo.

Inizialmente Tanjevic aveva parlato di un gentleman agreement tra società, che non avrebbero dovuto, in barba a qualsiasi Bosman, acquisire le prestazioni sportive di più di 4 giocatori stranieri. Dando una rapida occhiata a come sono andate le partite della prima giornata, si capisce che la cosa non è applicabile alla stagione in corso. Al momento invece, da voci riportate sembra che verranno fatte due proposte: in serie A avere sempre due italiani in campo e in A2 scendere da due a uno straniero. Non una rivoluzione, forse un primo passo, ma che metterebbe molte società con le spalle al muro, non solo perché due italiani in campo insieme sono rari da vedere, ma men che meno perché non si vedono quasi mai in un quintetto base.

Quale che sarà la strada da percorrere è importante che arrivi uno scossone, in un momento in cui il basket non è il solo tra gli sport di squadra a soffrire (il volley, maschile e femminile, non ha fatto meglio del basket maschile agli europei) ma è quello che al momento ha meno visibilità (escludendo la pallanuoto forse) e una base di praticanti che va restringendosi sempre.

Intanto fanno pensare la parole di Hughes, secondo allenatore dell’Orlandina che parla di Serie A in cui si pretende dagli allenatori di vincere ma senza insegnare a giocare, e si chiede ai giocatori di tirare e senza conoscere i fondamentali. E di A2 in cui ci sono troppe squadre, pochi allenatori e pochi giocatori. Una bella foto.

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Scritto da luigi ceccon

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