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Calcio
England v Republic of Ireland - International Friendly

Lampard e l’ultima grande generazione di inglesi

Stefano Olivari/ 3 Commenti/ 1124/ 0

Con il ritiro di Frank Lampard bisogna salutare, con la solita malinconia per il tempo che passa, una delle più grandi generazioni del calcio inglese, che fin dalla sua comparsa sulla scena è stata definita ‘Generazione d’oro’. Definizione che fa sempre un po’ Holly e Benji ma che in questo caso ci sta tutta. Una generazione che a livello internazionale ha vinto tantissimo con i club e molto meno (niente, in termini di trofei alzati) con la nazionale, nonostante i Leoni siano passati per le mani di allenatori del calibro di Eriksson e Capello, senza dimenticare Hoddle e Keegan. Da Paul Scholes e Sol Campbell (classe 1974), passando per David Beckham e Gary Neville (1975), Jamie Carragher, Rio Ferdinand e appunto Lampard (1978), Michael Owen (1979), fino a John Terry, Steven Gerrard e Ashley Cole (1980), stiamo parlando di un gruppo che avrebbe potuto dominare nelle grandi competizioni per una decina di anni, ma che nella realtà non è mai andato oltre i quarti di finale sia ai Mondiali sia agli Europei. In pista, ancora per poco, ci sono Terry e Cole, ma il tempo dei bilanci è comunque arrivato. Forse la visibilità mediatica del calcio inglese ha portato un po’ tutti, in patria e all’estero, a sopravvalutarli, e il discorso vale anche per la ex stella del Chelsea, fatta acquistare da Ranieri: centrocampista molto particolare, Lampard, fenomenale negli inserimenti e come realizzatore, molto meno nella costruzione del gioco. Di certo sono stati la prima grande generazione inglese ad essere emersa in un campionato globalizzato e ricchissimo dopo la nascita della Premier League (1992) e la sentenza Bosman (1995, con effetti dal 1996). La prima e molti pensano anche l’ultima, guardando le rose dei vari Chelsea, Manchester City, eccetera. Lampard e i suoi quasi coetanei sono emersi in un calcio commercialmente simile a quello di oggi, ma erano cresciuti nel ‘vecchio’ calcio inglese ed è per questo che questi saluti sono più tristi di altri.

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Frank Lampard
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Scritto da Stefano Olivari

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3 Commenti

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  1. gio83
    febbraio 07, 2017 at 05:56 pm

    Se avessero avuto giggs…….cmq la generazione di kane dele alli e sterling promette mooolto bene a mio parere

    Rispondi
  2. Andrea F
    febbraio 06, 2017 at 09:29 am

    Una grande generazione che ha fatto sognare i tifosi inglesi e reso la Premier quello che è oggi. Non hanno vinto nulla perchè rispetto ad altre nazionali era un gruppo incompleto, senza un portiere decente (hanno giocato per anni Seaman e Calamity James), senza un regista di centrocampo vero (solo Carrick a tratti, ma non certo un fenomeno), senza un 10 di estro in grado si sbloccare le partite più critiche (solo il buon Gazza finito per i motivi che sappiamo era all’altezza, non certo Joe Cole) e soprattutto senza un centravanti decente dopo Alan Shearer (Heskey e Crouch, ho detto tutto). Quindi un gruppo con alsuni campioni veri in certi ruoli, ma senza complementi all’altezza. A certi livelli con un gruppo così non si vince (e lo sanno benissimo anche gli argentini).

    Rispondi
  3. marco
    febbraio 03, 2017 at 01:05 pm

    Buongiorno, considerando Lampard l’ultimo grande della sua generazione, si capisce il declino del calcio inglese, mai vincente con la nazionale, al do fuori del mondiale apparecchiato del 1966, nelle altre 23 edizioni ha raggiunto una semifinale a Italia 90 e in 15 edizioni dei campionati Europei ha raggiunto una semifinale nel 1996 disputata in Inghilterra, quindi il tanto considerato calcio inglese a livello indigeno non è che abbia lasciato ricordi, il fatto che poi la sua Lega nazionale faccia del suo Campionato il più ricco del mondo per gli stadi bellissimi e il fascino che ne consegue, non riesce a far emeegere talenti, la nostra tanto vituperata Italietta sforna in generale giocatori nettamente più forti di quelli inglesi, certo se poi mettiamo gli Stadi e il contorno allora non c’e gara, ma questa è un altra storia e i motivi li sappiamo tutti.

    Rispondi

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