La partita giocata e vinta 3-0 a porte chiuse con il Las Palmas al Camp Nou, nel giorno del referendum per l’indipendenza e degli incidenti con la polizia spagnola, ha probabilmente segnato un punto di non ritorno nella storia del Barcellona. Che è quasi sempre stato il simbolo dell’identità catalana, però mai si è mosso in un contesto politico incerto come quello attuale. Perché in diversi momenti della sua gloriosa storia il ‘Més que un club’ è stato visto come simbolo dell’opposizione al potere centrale, ma soltanto quando il potere centrale era di natura dittatoriale. Fu così negli anni Venti con la Spagna governata da Miguel Primo de Rivera, quando la politicizzazione dei tifosi del Barcellona in chiave anti-dittatura, più che pro Catalogna, portò addirittura alla chiusura per sei mesi del mitico Camp de Les Corts (inaugurato nel 1922 e che fino al 1957, anno del trasferimento al Camp Nou, sarebbe stata la casa blaugrana) e a minacce di scioglimento, con Joan Gamper messo nel mirino come fiancheggiatore del nazionalismo catalano (da ricordare che il fondatore e storico presidente era svizzero). Molto più pesante l’impatto della guerra civile degli anni Trenta, quella dalle cui macerie sarebbe emerso Francisco Franco. Senza mettersi qui sul Guerino a fare il Bignami di un conflitto molto complesso e con l’intervento più o meno palese di altri stati, fra cui l’Italia, si può dire che anche in questa fase il Barcellona fu moltissimo di più di un club di calcio. Nel 1936 il suo presidente, Josep Sunyol, fu ucciso dalle truppe falangiste, e negli anni seguenti al Barcellona venne addirittura cambiato il nome (diventò Club de Futbol Barcellona), impedendogli di usare qualsiasi simbolo di catalanità. Così indifferentemente il barcellonismo è stato cavalcato sia dagli indipendentisti, in parte di destra (per usare categorie novecentesche), sia da catalani, spagnoli e anche non spagnoli di sinistra, generando più di un equivoco e mitizzazioni degne di miglior causa. In pieno franchismo, poi, qualsiasi episodio riguardante il Barcellona veniva letto in chiave politica e la rivalità con il Real Madrid divenne quella di oggi, più per volontà dei catalani che del Real. Da Kubala a Cruijff, passando per Luisito Suarez e tanti altri campioni, non è mai stato solo calcio. Interessante anche il capitolo ultras, visto che il gruppo del Barcellona più famoso, i Boixos Nois, ha espresso tutte le contraddizioni che stiamo vedendo in queste ore nelle vie di Barcellona: nati nel 1981 come separatisti catalani di sinistra, fra un incidente e l’altro hanno avuto un’evoluzione verso destra e comunque da molti anni non possono manifestarsi con simboli o altro all’interno del Camp Nou anche se ovviamente ci sono. In tutte le ultime vicenda la posizione ufficiosa del Barcellona è stata abbastanza equilibrata, cioè pro-voto ma non necessariamente pro indipendenza, con Piqué ad essere un po’ il simbolo di questo catalanismo moderato (si è comunque detto disposto a lasciare la nazionale spagnola, se capisse di essere diventato un problema) mentre più massimalista appare, da lontano, Guardiola. Silenti i tanti sportivi catalani contro la secessione. Nessun ‘esperto’ ha idea di cosa accadrà adesso, ma rimanendo nell’orticello calcistico è probabile che la Liga abbia vita più lunga della Spagna.
Calcio

2 Commenti
Lascia un commentoIl fattore di avere un campionato catalano porterebbe una situazione più simile a quella scozzese che a quella olandese! In Olanda ci sono Ajax, PSV, Feyenoord e un paio di squadre che a livello nazionale tengo più o meno (molto meno) vivo il gioco.
In Scozia, come altre nazioni dove vince sempre la stessa squadra, ma non paragonabili per storicità al movimento pedatorio scozzese, invece esiste solo il Celtic, ed ora stanno ritornando i Rangers, ma Aberdeen, Dundee, HoM sono veramenti anni luce lontani.
Il campionato catalano a 16 squadre oggi avrebbe:
Barcellona, RC Espanyol, Girona, Tarragona e Reus, oggi militanti, con il Barca B, nelle due maggiori categorie nazionali, poi per trovare le altre 11 partecipanti, dovremmo scendere in terza divisione con Badalona, Cornellà, Llagostera, Lleida (sopracitato nel primo commento, squadra che partecipò alla Liga vari anni andando a vincere 1-0 al Camp Nou!), Olot, Sabadell (altra storica compagine), Peralada.
E siamo a 12, mettiamo che invece di fare 2 andate e 2 ritorni, per un totale di 44 giornate, si faccia un campionato a 16, con 30 giornate, più dei tennistici spareggi per avere più gare in TV (?!?!?!)… dovremmo scendere a pescare 4 società in Tercera Division, nel gruppo V, totalmente dedicato alla Catalogna… chi sarebbero le prime 4 ad oggi? Tolte le seconde squadre avremmo…tenetevi forte…Asco, L’Hospitalet, El Prat, Santfeliuenc!
A questo punto la squadra campione, poichè la Catalogna partirebbe come il Kosovo da 0,000 punti nel Ranking Uefa, qualificherebbe al 3° turno preliminare il Barcellona, che possiamo ipotizzare vincitore da qui a sempre dello scudetto catalano, il quale a Luglio andrebbe a sfidare il Sant Julia in un derby con Andorra o il La Fiorita per così approfittare della bellezza della Riviera… mentre la seconda e la terza comincerebbero dal punto più basso a inseguire la vittoria in Europa League. Ipotizziamo Espanyol e Girona???
Ma anche con un Barcellona campione d’Europa e sempre più punti nel ranking Uefa da parte di una sola squadra… quanto potrebbe salire in 10 anni la Catalogna…? Ad oggi la più forte con meno squadre partecipanti è l’Austria con 25 e rotti punti accumulati nel quinquennio valido al computo.
4 squadre che escono da un gruppo composto dalle viennesi, dalla Red Bull e altre comunque altrettanto competitive quali un Espanyol, e credo di più di un Girona, di un Sabadell o di un Reus a livello di spareggi per l’accesso ai gironi.
Insomma brevemente, se sarà indipendenza il Barcellona terminerà la sua storia gloriosa per mancanza di avversari che nel quotidiano lo stimolino e per le difficoltà a cominciare le stagioni europee insieme agli altri squadroni… ed inoltre alcuni giocatori potrebbero non essere cosi eccitati di calcare i terreni delle squadre sopraelencate… per visibilità e prestigio…
A livello calcistico rimango per il Barcellona nella liga, ma siccome non sono nessuno e sono Antonio, sarà il futuro ed i poteri forti a decidere per noi!
SIAMO SERI;UN CAMPIONATO DELLA CATALOGNA SAREBBE UNA BURLETTA:UNA PRIMA DIV.DI CIRCA 12,MASSIMO 14 SQUADRE (SE TUTTO VA BENE),UNA SECONDA ED UNA TERZA DIV.,CONTANDO ANCHE I FILIALI.UN BARCA CHE SE VEDE CON L’HOSPITALET…SAREBBE UN CAMPIONATO SIMILE (FORSE,SE SI REALIZZANO ALCUNI EVENTI) SE NON DI POCO SUPARIORE AL CAMPIONATO OLANDESE.MA FACCIAMO UN POCO DI “FANTACALCIO”;PONIAMO CHE EFFETTIVAMENTE SI REALIZZI LA LIGA CATALANA:
1) GLI SPONSOR,A COMICIARE DA QUELLI MILIONARI DEL BARCA,SE LA DAREBBERO A GAMBE,CERTO NON ALLETTATI DALLA PROSPETTIVA DI UN BARCA-LLEIDA.
2)VERREBBE MENO,PER IL BARCA,LA POSSIBILITA DI SCOUTING SERIO SUL TERRITORIO SPAGNOLO.GIOVANI NON CATALANI,NON VERREBBERO MAI,CON LA PROSPETTIVA DI ESIBIRSI IN UN CAMPIONATO DI LIVELLO TECNICO INFERIORE,QUANDO CI SONO REAL,ATLETICO E COMPAGNIA CHE GARANTIREBBERO,SOPRATUTTO A LIVELLO EUROPEO,PRESTAZIONI E TRAGUARDI SUPERIORI.
3)MA AMMETTIAMO PURE CHE LA MASIA CONTINUI A FUNZIONARE COME AI TEMPI BELLI.lA DIMINUZIONI DEGLI INTROITI E,QUINDI,DELLE AMBIZIONI CI TRASFORMEREBBE IN UNA SORTA DI AJAX CATALANO.CON LA CONSEGUENZA CHE ALLA PORTA DEL CENTRO SPORTIVO CI SAREBBE LA FILA DEI SOLITI CLUBS DI PREMIER,BUNDES,SERIE A,CHE FAREBBERO A GARA PER STRAPPARCI I GIOVANI PIU INTERESSANTI.FAREMMO QUINDI LA FINE DEL CLUB OLANDESE,POTENDO COMPETERE IN EUROPA SOLO IN MODO SALTUARIO,DI TANTO IN TANTO E PER CIRCOSTANZE FORTUNOSE,SENZA POTER PROGRAMMARE A LUNGO PERIODO.