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Anna Frank e la Roma di Sacerdoti

Stefano Olivari/ Lascia un commento/ 393/ 0

Quanto accaduto all’Olimpico durante Lazio-Cagliari, con gli adesivi raffiguranti Anna Frank in maglia della Roma e aggiunta di insulti, riguarda un gruppo ristretto di persone (peraltro con la ‘loro’ curva già squalificata per i cori razzisti durante la partita con il Sassuolo) da cui la Lazio si è ovviamente dissociata e anche in maniera molto netta. Il male fatto alla Lazio e a tutto il calcio italiano da pochi razzisti ci consente però di ricordare le origini della Roma, senza la pretesa di essere originali: storia in ogni caso interessantissima.

La A.S. Roma come la conosciamo oggi è infatti nata nel 1927 dalla fusione di tre società della capitale, fra le quali il Roman. Il Roman era il nome con cui veniva chiamato il Football Club di Roma, che era considerato la squadra della borghesia della capitale. Secondo il progetto originale la Roma sarebbe dovuta nascere dalla fusione di Alba, Fortitudo e Lazio (!), ma la questione è ancora più complicata perché già Alba e Fortitudo erano frutto di una fusione con altri club romani (rispettivamente Audace e Pro Roma) con lo scopo di essere competitive con le più forti squadre del Nord. Così non accadde, perché entrambe retrocedettero in Prima Divisione (in pratica la serie B, anche se stiamo parlando dell’era pre-girone unico). A questo punto nacquero diversi problemi, primo fra tutti che le tre entità coinvolte nella fusione erano tutte indebitatissime. Inoltre ci furono litigi sulla scelta del nome, uniti al fatto che la Lazio ci teneva a mantenere la sua identità e, spinta dal suo socio Giorgio Vaccaro (gerarca fascista e futuro presidente della FIGC nel periodo dei due titoli Mondiali della nazionale di Pozzo), si sfilò dal progetto.

Venne così coinvolto il Roman, anch’esso in prima divisione e con un grande pregio: i soldi. Non solo: i suoi colori giallorossi furono quelli adottati dalla Roma e arrivati fino ai giorni nostri e l’atto di nascita del club fu firmato negli uffici del Roman, che fornì gran parte della struttura dirigenziale. Particolare non secondario era che la quasi totalità dei romani di fede o comunque di cultura ebraica tifasse per il Roman, così il passaggio del tifo dalla vecchia squadra alla nuova Roma fu naturale. Anche perché i colori erano proprio quelli del Roman…

Anima di questa squadra era Renato Sacerdoti, industriale e finanziere ebreo che dal 1927 diventò anche l’anima della Roma prima occupandosi dei bilanci (sia come controllore sia tirando materialmente fuori i suoi soldi) e poi diventandone presidente: dal 1928 al 1935 e dal 1951 al 1958. A lui si devono Fulvio Bernardini in giallorosso (arrivò dall’Inter, era cresciuto nella Lazio) e altri colpi tipo Guaita, ma anche la costruzione del campo di Testaccio in base a un progetto dell’ingegner Sensi (Silvio, padre del futuro presidente romanista Franco). Un ebreo così in evidenza non era però tanto gradito dal regime fascista, anche prima delle leggi razziali. Situazione paradossale, perché Sacerdoti in gioventù era stato fascista sul serio (aveva partecipato alla marcia su Roma) e anche dopo non era stato certo un nemico del regime, anzi. Ma i tempi erano cambiati e l’accusa forse inventata di aver portato soldi all’estero gli diede il primo colpo.

In più la cessione alla Lazio dell’idolo Ferraris IV (che peraltro lui aveva sempre difeso) gli mise contro i tifosi della Roma e fu così che decise di lasciare, ritenendo opportuno in quel momento storico mantenere un profilo basso. Per Sacerdoti iniziarono anni durissimi lontani dalla Roma che nel 1942 avrebbe vinto il suo primo scudetto, anni con l’unico obbiettivo di salvare la pelle. Si convertì anche al cattolicesimo, cosa che probabilmente fu decisiva per arrivare al dopoguerra ma che insieme al suo passato fascista gli portò anche la disistima di molti ebrei, romani e non. Una storia umanamente tremenda, fra le tante storie tremende dell’epoca.

Il suo ritorno sulla scena giallorossa lo si deve a varie circostanze, ma soprattutto all’intervento di un giovane ma già potente Giulio Andreotti, che deluso per la retrocessione in B della Roma premette per riaverlo come presidente. Sacerdoti riorganizzò il club, con anche qualche colpo memorabile (come l’azzurro Egisto Pandolfini e Alcides Ghiggia, tre anni dopo il Maracanazo), prima di rimanervi in posizione più defilata. Soltanto Franco Sensi è stato presidente della Roma più a lungo di lui.

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Renato Sacerdoti Roma Roman
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Scritto da Stefano Olivari

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